Quella maledetta pamigiana di melanzane!

Posted by : Maurizio Oliveri | mercoledì 23 giugno 2010 | Published in

Dicesi parmigiana di melanzane, o melanzane alla parmigiana, un tortino a base di melanzane, salsa di pomodori e mozzarella. La melanzana, nell'originale e più indigesta ricetta, viene dapprima infarinata e fritta nell'olio, dopodichè messa su carta assorbente a scolare. La quantità di olio che "persiste" sulla melanzana medesima dopo la scolatura, è data dalla differenza tra olio assorbito e olio rilasciato sulla carta assorbente.

Ora, cari amici, la verità è che questa differenza non è mai bassa come vorremmo, ovvero, la quantità di olio che resta nella melanzana è sempre un po' troppo alta.

Queste melanzane vengono poi messe a strati insieme alle fette di mozzarella e alla salsa di pomodoro. Il tutto viene poi infornato una ventina di minuti.

Si da il caso che questo piatto, piuttosto ricco e di impegnativa digestione compaia una volta al mese anche nel menù del Don Gnocchi (il centro di riabilitazione dove mi trovo da più di un mese). Si da anche il caso che appaia nel menù della sera e non in quello del pranzo.

Questa è la storia del paziente Oliveri, cardiopatico, con un compenso cardiocircolatorio assolutamente al limite, già con un'infiammazione dell'esofago in corso, che commette un errore madornale, andando a ordinare proprio quel piatto di melanzane alla parmigiana, la sera del giorno 21/06. Questa è la storia del paziente Oliveri, che passa la notte con un dolore allo stomaco, nonostante si sia imbottito di antiacidi, medicine contro la gastrite, diuretici per migliorare la circolazione del sangue e consentire al cuore di pompare quel minimo di sangue in più. La storia di Oliveri che, riempendosi di medicine, decide di saltare almeno il sonnifero (non mi piace drogarmi quando non mi sento bene!), per cui non chiude praticamente occhio tutta la notte.

La storia di un paziente che può buttare all'aria un mese di riabilitazione con un piatto di melanzane! O sarà stata la mozzarella di bufala tre giorni prima? O il piatto di sushi che il mio vicino si è fatto portare in ospedale e che gentilmente si è offerto di condividere con me?

Questa è l'esperienza del paziente Oliveri, cardiopatico e sintomatico da ormai 10 anni, che ancora una volta sottovaluta che il suo compenso (e quello di moltri alti pazienti nelle sue condizioni) è appeso ad un filo molto ma molto sottile. E che basta una sciocchezza (bere di più, mangiare di più, dormire di meno, stancarsi di più) commessa una sola volta, per generare una spirale inesorabile che ci porta ad un peggioramento e destabilizzazione. Nel mio caso, la soluzione è necessariamente l'utilizzo del farmaco inotropo levosimendan, di cui ho parlato in altri articoli, il cui uso/abuso non va però assolutamente sottovalutato.

Nei giorni scorsi ho lanciato i messaggi di dovere ai dottori, mettendoli all'erta sulle mie condizioni. Oggi pomeriggio dovrebbe arrivare una telefonata dal Niguarda. Prevedo un nuovo ricovero lampo al Niguarda per prossimo ciclo levosimendan, non oltre il weekend.

VI farò sapere!

commenti

  1. Anonimo

    In ogni caso alle persone con certe patologie questo tipo di alimenti non si dovrebbe neppure offrire

    23 giugno 2010 alle ore 19:33