La mia vita è cambiata! Sono rinato! Faccio piani per il futuro, voglio stare più tempo con mia moglie, con i miei figli. Voglio godermi il piacere di vivere con loro. Lo annuncio, lo scrivo! Ora, a 40 giorni dal trapianto, sono a Tradate in un centro di riabilitazione, ma con un po’ di fortuna tra una decina di giorni –forse quindici, cosa ne dice, Dott. P.?– sarò a casa e potremo iniziare questo nuovo percorso.
Ed ecco che si intravede un nuovo problema. Passato il momento più critico degli ultimi mesi, mia moglie sta mollando giorno dopo giorno. Dopo essere egregiamente riuscita a condurre la famiglia da sola durante la mia assenza da casa da ormai quattro mesi –e tre bimbi non sono pochi–, da circa una settimana non fa altro che vivere le giornate con ansia, stress, depressione, tristezza, amarezza.
Le sue motivazioni: ha ripreso a lavorare, ma il lavoro non le soddisfa, perde troppo tempo. Per di più adesso sono ricominciate le scuole, per cui ci sono anche impegni più pressanti, tempi più stretti. Il bimbo grande impegnato con il calcio, l’altro che rompe le scatole… E lei si sente debole, è sempre stanca…
E io qui, bloccato a Tradate 15 giorni più del previsto per colpa di un farmaco antivirale che devo prendere due volte al giorno… ma scusate, cosa sono 15 giorni rispetto a tutti i sacrifici che abbiamo vissuto in questi mesi? Il peggio è passato! Non è LECITO mollare quando si è così vicini all’arrivo!
Ma lei, nella miopia e grigiore con cui vede il futuro, si è già dimenticata di tutte le promesse che ci siamo fatti –soprattutto di quelle che ho fatto io–, o forse non se ne è dimenticata ma non ci crede già più.
E arrivo al punto: moglie cara, stai mettendo il carro davanti ai buoi! Stai ponendoti problemi sul nostro futuro prima ancora che io ti possa dimostrare che in questa mia nuova vita (quella che ho battezzato “corNovum”), potrò dare di più, potrò essere più partecipe, potrò aiutarti di più con i bimbi e consentirti di dedicare più tempo a te stessa, ma anche più tempo per stare insieme, per essere più felici!
In modo prepotente e quasi meschino, utilizzo questo mio piccolo spazio per sfogarmi e per chiederti di essere paziente, di darmi almeno la possibilità di ritornare in famiglia, di CREDERE nelle nostre possibilità, nei nostri progetti. Possiamo essere una famiglia felice, ma dobbiamo farlo insieme. Non mi mollare adesso! Credi che per me sia facile? Che sia una vita di sicurezze assolute? Solo perché ora riesco a fare 5 piani di scale di seguito o a mangiare un primo piatto senza che mi faccia male lo stomaco, o a bere due litri d’acqua al giorno senza sentirmi soffocare?
La nostra non sarà una vita facile. Nessuno lo ha mai detto. Lo sappiamo da tempo. Fino a due mesi fa avevo una speranza di vita breve e sofferente. Ora che il Signore ci ha dato questa grazia, crediamo nel futuro e continuiamo a dare il massimo per la nostra famiglia.
Non mi odiare per aver messo così sfacciatamente questi problemi sul blog. Non ci sono riuscito al telefono. Sei venuta a trovarmi coi bimbi a Tradate sabato scorso e non è stato facile. Mi sono stancato, ho pianto per l’emozione. Forse ti aspettavi qualche certezza in più da me. Stamattina ti ho chiamato, volevo raccontarti del risultato del mio test da sforzo, e tu eri incazzata perché il treno era in ritardo, e avevi perso due ore per andare a lavorare… Ognuno con la sua miopia, con i suoi problemi.
Forse per questo approfitto del mio blog. Perché mi sfogo, col benestare (?) di quei pochi che mi leggono. Non desidero l’approvazione di nessuno, non voglio commenti del tipo “hai ragione, Sandra devi tirare avanti, devi farcela, siete una magnifica famiglia”, ecc.
Ripeto, ho scritto questo articolo in modo assolutamente egoista, violentando l’intimità familiare e in particolar modo la tua. Ma spero che questa libertà che mi sono preso, questa cosa che mi sono azzardato a fare, ti faccia capire quanto CREDO in questo e con quanto impeto ti chiedo di CREDERCI anche tu, e di darmi l’opportunità di dimostrare che possiamo essere una famiglia più felice di quanto lo fossimo sino a ieri.
A voi, cari lettori, chiedo scusa… Leggete e tacete! Approvate o criticate in silenzio.
Aspetto soltanto un commento di mia moglie:
“Caro Mauri, hai ragione. Sto reagendo in modo sbagliato. Ti prometto di aspettarti serena e di credere nel nostro futuro. Ti amo come so che tu ami me.
Sandra.”
(*) "aka", per chi non lo sapesse, è un termine anglosassone che sta per "also known as" ("conosciuto anche come"). Il senso è che questo post avrei potuto intitolarlo anche “risolto il trapianto, quali altri problemi ci possiamo inventare?”